Sebbene scomparso nel 2010, Giorgio Taboga rimane il vero “scopritore di Andrea Luchesi”, colui che, partendo da basi documentali, ha riaperto l’interesse e la polemica attorno all’illustre “sconosciuto” musicista italiano.

Giorgio Taboga nasce a Venezia il 24 gennaio 1933, si spegne a Silea (Tv) l’11 ottobre 2010. Dopo aver frequentato il liceo scientifico Pio X di Treviso si laurea in scienze economiche all’Università Bocconi di Milano. Le diverse esperienze in ambito commerciale, succedutesi negli anni ’60 e primi ‘70 in varie città (Milano, Prato, Modigliana – Fo), lo conducono, rientrato nel Veneto, a Motta di Livenza, ad abbandonare il mondo dell’industria per dedicarsi alla scuola, alla famiglia e all’impegno sociale e politico.

La proposta ricevuta dall’amministrazione comunale di indagare la figura di Andrea Luchesi, musicista mottense della seconda metà del ‘700, lo porta ben presto ad immergersi in una ricerca appassionata volta a ricostruirne vita, contatti, spostamenti e musica. L’indiscutibile damnazio memoriæluchesiana lo convince sempre più dell’insostenibilità di una storiografia incentrata sulla supremazia della musica austro tedesca su quella di matrice italiana, di cui Luchesi rappresenta, senza dubbio, uno degli astri più luminosi.

Nel 1994 pubblica Andrea Luchesi. L’ora della verità (Grafiche Vianello, Ponzano Veneto), in cui per la prima volta il nome di Luchesi è affiancato a quello dei maggiori esponenti della Wiener Klassik, W. A. Mozart, J. Haydn, L. van Beethoven. Con la corale Sartori di Spresiano (TV), e l’orchestra Andrea Luchesi della Motta, dirette dal M° Agostino Granzotto (1936-2008), si dedica, affiancato da musicisti e studiosi, alla riscoperta dell’opera musicale di Andrea Luchesi, partecipando attivamente all’incisione di composizioni sacre, strumentali e sinfoniche. Il lavoro di ricerca darà origine ad alcuni articoli apparsi nella rivista Restauri di Marca, incentrati sulla cappella di Bonn e la figura dei due principi succedutisi durante il periodo di nomina a Kapellmeisterdel principato di Bonn e Colonia, Massimiliano Federico di Königsegg Rothenfels (1708-1784), e Massimiliano Francesco d’Asburgo (1756-1801). Altri lavori saranno dedicati alla collezione della Biblioteca Estense Universitaria di Modena, dove è oggi custodito il Fondo Luchesi, verosimilmente il fondo personale del compositore mottense.

Nel 1997 pubblica L’assassinio di Mozart (Edizioni LIM, collana Akademos, Lucca – presentazione di L. della Croce), in cui, muovendo dagli studi di F. Carr (Mozart and Constanze, Avon Books, 1985), enuncia la più logica e documentata ipotesi che spieghi la morte del compositore austriaco; le bastonate inflittegli da Franz Hofdemel, marito di Magdalena, allieva di Mozart, per motivi di gelosia e di soldi. Nel 2008 sarà la volta di Mozart. Una morte violenta. (Arché editore, Milano), una sorta di riedizione aggiornata del precedente lavoro, mai ristampato e pertanto quasi introvabile, con l’aggiunta di nuove prove. Questo ultimo lavoro sarà oggetto di pubblicazione postuma in Giappone (traduzione di G. Piazza e I. Taniguci), nel 2011.

 

Agostino Taboga nasce a Faenza nel 1967. Dopo studi universitari in economia aziendale a Venezia, dove vive, si dedica alla prosa e alla danza che, dopo anni di perfezionamento, lo porterà ad avvicinarsi al teatro lirico.

Dal 1999 partecipa alle produzioni d’opera dei migliori teatri italiani che lo vedono esibirsi, tra gli altri, presso Scala di Milano, Opera di Roma, Regio di Parma,  Carlo Felice di Genova, Arena di Verona, Rossini opera festival di Pesaro, Opera di Montecarlo e in molte produzioni e tournée de la Fenice di Venezia.

Nel 2000 incontra il maestro Mario Pontiggia con cui instaurerà un rapporto lavorativo che sfocerà in quasi sessanta diverse produzioni realizzate nei diversi teatri internazionali e nazionali tra cui Cuyas e P. Galdos di Las Palmas, Campoamor di Oviedo, Auditorium di A Coruña, Principal di Sant’Jago de Compostela, Calderon di Valladolid (Spagna); Verdi di Sassari, Lirico di Cagliari, Comunale di Firenze, Carlo Felice di Genova, Comunale di Treviso, Comunale di Ferrara, Massimo di Palermo, Sferisterio di Macerata (Italia); Opera du Vallonie di Liege (Belgio); Salle du Canton, Opera Garnier e Auditorium (P. Monaco); Capitole di Toulouse e Theatre Gallo-Romain di Sanxay (Francia); Wintertuhr Theater di Wintertuhr (Svizzera); Bunkamura di Tokyo (Giappone).

Nel corso della sua attività di regista assistente collaborerà con diversi maestri italiani e stranieri tra cui, oltre al già citato M° M. Pontiggia,  i M° P. Pizzi, E. Sagi, I. Nunziata, I. Stefanutti, P. Mailler, B. De Tomasi, G. Paganini, M. Gasparon. Diverse le produzioni realizzate e rimontate in Italia (Pisa, Firenze, Cagliari, Legnago, Lignano Sabbiadoro), Giappone (Yokohama), Principato di Monaco (Montecarlo).

Nel triennio 2014-16 ha collaborato con il festival Soirée Lyriques de Sanxay (Fr), approntando le regie di Nabucco (2014), Turandot (2015) e Rigoletto (2016).

 

Scrittore di alcuni testi teatrali, impegnato in campo cinematografico in produzioni internazionali – Casanova di Lasse Hallström – prosegue da anni l’opera del padre Giorgio, volto alla riscoperta del musicista veneziano Andrea Luchesi, collaborando fattivamente all’edizione dei testi Mozart. Una morte violenta (Archè Editore 2008 – tradotto anche in Giapponese) e Andrea Luchesi. Tra Scuola Veneta e Wienerklassik. Gli anni veneziani (ABEditore).

Conscio della necessità di fondare su basi scientifiche l’analisi delle fonti musicali, da anni ha approfondito lo studio codicologico delle fonti, concentrandosi sulla storia delle cartiere veneziane, produttrici delle carte da Commercio, utilizzate per copiare musica in Italia, Austria, Germania, ma anche sulle grafie dei copisti di musica. Detto approccio pare in grado di svelare molti dei misteri legati alla circolazione delle composizioni musicali del XVIII secolo e, nel contempo, contribuire a fare luce sulle zone buie legate alla scomparsa della musica strumentale italiana e, tra i tanti, di quella «del celebre Luchesi della Motta» (Gianantonio Moschini).