Dicembre 1771 – maggio 1774.

L. giunge a Bonn probabilmente verso la fine di novembre 1771 ed è alloggiato in casa di Franz d’Anthoin, consigliere segreto del principe, membro di una delle famiglie più influenti della città.

L. rivolge le sue prime attenzioni al  teatro e, nel mese di dicembre, allestisce L’arcadia in Brenta (B. Galuppi – C. Goldoni, con l’aggiunta di un quartetto di Daniel Barba), con i cantanti della corte. Con i medesimi cantanti andrà in scena La Diavolessa (B. Galuppi – C. Goldoni), la successiva produzione che sembra essere collocata prima dell’arrivo dei cantanti italiani (I-MOeu Mus. F.438. Nel frontespizio, in grafia di L., sono segnati i cantanti: A[nna] J[acobina] S[alomon], H[veck, Ernst], B[eethoven] J[ohann], D[rewer] B[ettina], R[ies Anna, Maria], B[eethoven] S[enior?], A[nna] M[aria] S[alomon]). Le due opere sembrano ancora una volta dimostrare l’infondatezza della tesi della compagnia itinerante diretta da L., dato che, al suo arrivo, nessuno dei cantanti italiani ingaggiati dalla corte è presente a Bonn. 

È solo il 4 febbraio che La guida storica della città e dei costumi di Bonn segnala come il 31 gennaio 1772 siano giunti « […] i cantanti per la corte locale». Sono Dionigio Merlini e Francesco Bennati (tenori), e Rosa Scannavini (soprano e rôle en travesti), e Marianna Turchi (soprano). Sono i cantanti scelti dalla corte per affiancare i locali, presenti in cappella. Essi si uniranno a Francesco Sandali, presente a Bonn già dalla metà del 1771. Il 27 febbraio 1772 L. riprende le Donne sempre donne (A. Luchesi – P. Chiari), probabilmente seguite il 16 marzo da Il mercato di Malmantile (D. Fischietti – C. Goldoni, T. A. Hensler, Andrea Luchesi, der letzte bonner Kapellmeister zur Zeit des jungen Beethovens), prima opera in cui figurano i cantanti italiani, come testimonia il biglietto autografo di L., indirizzato al barone von Belderbush.

« Eccellenza,

l’E. V. avrà la bontà di trascrivermi con un suo viglietto li seguenti nomi acciochè io possa dar fuori le parti destinate.

Il mercato di Marmantile.

Cantanti:

Brigida,                                       la Sigrn. Rosa Scannavini;

Lena,                                           la Sigrn.  Anna Jacobina Salomon;                   

Rubicone,                                    il Sig.    Merlini;

Lampridio,                                  il Sig.   Beethoven padre;                  

Conte della Rocca,                      il Sig.    Sandali;         

Berto,                                          il Sig.   Bennati;

Nardo,                                         il Sig.    Noisten Bassiste;

La Marchesa Giacinta,            la Sigrn. Salomon Anna Maria»

La fitta programmazione seguirà con Il matrimonio per Astuzia (Luchesi), Le Serve rivali (T. Traetta – P. Chiari), Li tre amanti ridicoli (B. Galuppi – C. Goldoni), Il ratto della sposa (P. Guglielmi – T. Martinelli), Il signor dottore (D. Fischietti – C. Goldoni), e L’amore senza malizia (B. Ottani – P. Chiari). L’ultimo titolo sarà probabilmente l’ultimo lavoro cantato da Marianna Turchi che, attorno al mese di giugno (1772), rientrerà in Italia. Secondo T. A. Hensler sotto la direzione di L. sono rappresentati nel 1772 ben 17 titoli, cui si aggiungerebbe anche quello de Li tre amanti ridicoli. L. dirige le produzioni, riscrive arie, cambia o integra i recitativi e la musica con lavori propri e altri di Daniel Barba, Francesco di Majo,  G. Gazzaniga. Nel 1772 L., fronteggia le prime reazioni gelose dei cantanti locali che lo costringono a invocare la protezione del barone von Belderbush (T. A. Hensler, Andrea Luchesi, der letzte bonner Kapellmeister zur Zeit des jungen Beethovens).

«Monsieur,

ho appena appreso dal Signor Conte Verità il malcontento di Vostra Eccellenza nei mei riguardi e tra l’altro riguardo alla Ries. Vostra Eccellenza mi permetterà di avere l’onore di dirle che ciò mi è apparso così strano e così nuovo che non me lo potrei spiegare, tanto più che mi appello alla Ries stessa se abbia di mia volontà cercato di accontentarla e di comporle alcune arie di nuovo per l’opera Il matrimonio per astuzia che io concepivo di fare per prima perché ella potesse brillare e poi ho fatto delle arie nelle Serve rivali, tutte opere in cui ella dovrà cantare. D’altronde Vostra Eccellenza sa bene che riguardo alla musica che trovo negli originali, non posso distribuire che quella che vi trovo e distribuirla ad ognuno in base ai suoi talenti sia per l’azione che per la voce. È per questo che prego l’Eccellenza Vostra di farmi la cortesia di dirmi di chi è la colpa se talvolta la musica di qualche aria non è bella: è mia o dell’autore che l’ha composta? È da parecchio tempo che mi sono accorto che ogni mia azione è stata presentata all’E. V. in modo completamente diverso da quel che è, ma siccome sapevo di non aver alcun rimprovero da fare a me né alla mia coscienza, sapendo con quanta integrità ed attenzione ho cercato di svolgere i miei compiti, ero anche tranquillo e mi lusingavo che il tempo facesse conoscere a V. E. ed a tutti l’equità delle mie azioni, ma mi sono ingannato e vedo che con tutti i miei sforzi non posso aver la soddisfazione di meritarmi l’onore della sua approvazione; quanto meno oserò pregare Vostra Eccellenza di degnarmi di un favore del quale gli sarò riconoscente al più alto grado ed è che se mai V. E. sentisse qualche lamentela su di me, volesse ritardare di emettere alcun giudizio prima di sentire da me le mie giustificazioni e dopo di ciò, trovandomi colpevole ancora nella più piccola cosa, di farmi sentire tutto il suo scontento che io avrò avuto tutte le possibili cure per non meritarmi mai; ma vedermi esposto continuamente alla critica e vedermi frustrato in ogni mia attenzione, nella mia obbedienza e nella mia diligenza, mi strappa il cuore e mi priva del coraggio; questo fa si che non possa che rivolgermi al giudizio illuminato di V. E. per implorare la grazia che gli ho appena chiesta, alla quale aspirano tutti i miei desideri; essa potrebbe tranquillizzare lo spirito di chi ha l’onore d’essere con il più profondo rispetto

Signor Conte Eccellenza

Il vostro umils.mo ed obb.mo servo,  Luchesi».

Nell’estate del 1772 lo stampatore di corte Ferdinand Rommerskirken pubblica le Sei sonate per clavicembalo e violino obbligato Op. 1 (RISM ID no.: 00000990038532) che L. ha composto nei primi mesi di permanenza a Bonn. La dedica testimonia ancora una volta come L. sia stato contrattato espressamente dal principe, che l’ha voluto al suo servizio.

«Altezza Eminentissima Elettorale

Dopo l’alto onore che l’Altezza Vostra Eminentissima Elettorale si é degnata accordarmi col farmi venire sin dall’Italia per esser al suo serviggio, e dopo il gracioso compatimento che l’Altezza Vostra si é compiaciuta accordare alle mie Produzioni Teatrali, qual omaggio aver potuto mai rassegnarle della mia grande riconoscenza verso di Vostra Altezza, se non quello di umiliarle al presente queste sei Sonate da Cembalo che ora presento al pubblico? Esse veramente sono piccola cosa, e indegne di presentarsi a Vostra Altezza Eminentissima Ellettorale perché frutto di alcune mie ore disocupate; Riccorro perciò supplichevole, acciocché Vostra Altezza si degni aggradirle con il solito della sua clemenza, scorta gloriosa, per cui esse, potranno forse esser sofferte anche dal Pubblico. Che se mai potessi arrivare a si glorioso onore, si troverà sempre più animato il mio zelo, e non tralascerà d’impegnarsi in cose di più portata per testificare all’Altezza Vostra l’ardente brama che tengo di adoperare tutto il mio scarso talento per il servizio da Vostra Altezza Eminentissima Ellettorale. Con questa incerta lusinga ho l’onore di essere col più profondo rispetto

di Vostra Altezza Eminentissima Ellettorale, umilissimo devotissimo, obbligatissimo e fedelissimo servitore, Andrea Luchesi».

Probabilmente nel 1772 L. vende o invia copia delle proprie 6 sinfonie intestate ai principi Thurn und Taxis di Regensburg. Nel 1773  prepara l’edizione Rommerskirken di 3 sinfonie Op. 2 (sib magg., do magg. e re magg. – prese sempre tra quelle intestate, rimontanti ai primi anni ’60), 1 Concerto per strumento a tastiera, orchestra d’archi e strumenti obbligati (il medesimo ceduto a Mozart nel 1771) e 1 Trio. Un esemplare dell’Op. 1, scoperto nel 1987 è custodito oggi nel fondo Fauso Torrefranca del conservatorio di Venezia (I-VEc), mentre un’altra copia si trova presso la Biblioteca dell’Università di Münster (D-MÜu).

Nel 1773 il secondo concerto, probabilmente quello in fa maggiore per tastiera e orchestra d’archi, riferibile ai primi anni ’60, è annunciato nel catalogo Breitkopf & Hertel.

L.  compone in questo triennio anche la cantata encomiastica La nascita di Giove, eseguita il 13 maggio 1772, giorno del genetliaco del principe (I-MOeu Framm. N° 108  92-102, parti strumentali incomplete – la sinfonia della cantata, copiata da Simon Mayr, probabilmente a Venezia, è oggi presente presso la biblioteca Angelo Mai di Bergamo)L’anno successivo vedono la luce L’inganno scoperto ossia, Il conte Caramella (1773), opera in tre atti su libretto di C. Goldoni (I-MOeu Mus. F.644, partitura di mano di copista bonnense), e L’improvvisata, ossia La galanteria disturbata (1773), probabilmente una rielaborazione de Il marito geloso, trasformata in “azione comica teatrale, nel cui libretto è presente la seguente dedica, scritta da L.:

«L’improvvisata o sia La galanteria disturbata.

Azione Comica Teatrale da rappresentarsi nel Teatro della Corte Di S. A. E. E. di Colonia

In Bonna nella Stamparia di Rommerskirchen, nel anno 1773 Attori:

Madame Graziosa, donna galante                                        La Signora Catharina Urspringer;

Il Signor Turbolone, uomo generoso e inquieto                    Il Signor L. Zuccarini;

Virtuosi di Camera di S. A: E. E. di Treviri                       

La contessa Pipi, amica di                                                      La Signora Anna Maria Ries.             

Mons. Jolicoeur, Galante di M. Graziosa.                             Il Signor Francesco Bennati;                             

Mons. Belnarciso,Galante di M. Graziosa.                           Il Signor Luigi Righetti;   

Madama Biricoculi, Mercatessa di mode.                              La Signora Maria Cath. Sdiasteni;

Facendone, Avocato e Dottore vano e impostore                   Il Signor Dremmer;

Salamelech, Mercante schiavone di bizzarro umore

Servi che non parlano.

La scena è in casa di Madama Graziosa

Altezza Eminentissima Elettorale!

«Questa azione teatrale è il frutto di diverse veglie; il zelo di Poter divertire l’A. V. E. mi ha fatto incontrare questa si penosa fatica perché improvvisa. Fui costretto di fare il Poeta, il Musico, ed il Maestro; s’ella non è degna dell’A. V. E. prego almeno La Sua Clemenza di riguardare ed aggradire il mio zelo.

Ho l’onore d’essere, col più profondo rispetto Dell’Altezza Vostra Eminentissima Elettorale Umilissimo, devot. e fedelissimo Servitore

A. Luchesi».

 L. giunge a Bonn con le partiture dei lavori di musica vocale sacra e teatrale del periodo veneziano. La necessità di realizzare parti d’esecuzione, vocali e strumentali di dette composizioni ( la sola trascrizione in parti vocali e strumentali de La passione, di A. Luchesi comportò l’utilizzo di 179 fogli e mezzo di carta da musica, pari a 359 bifoli), spinge verosimilmente la corte a dotarsi di una scorta di carta importante. A tal fine e per saltare i costi di intermediazione, si acquistarono delle partite di carta direttamente presso due produttori dislocati nell’alto Reno, Josef Anton Hilser di Waldkirch (WJAHilser, senza alcuna contromarca) e Niklaus Heusler di St. Albantal, Basilea (NIC HEISLER, senza alcuna contromarca). La produzione esclusiva della carta NIC HEISLER per la cappella di Bonn sembra trovare conferma nel codice di filigrane dedicate alle cartiere di Basilea, curato da P. F. Tschudin (W. F. Tschudin, The Ancient Paper-Mills of Basle and Their Marks, Hilversum 1968 “Monumenta Chartae Papyraceae Historiam Illustrantia” 7; Peter F. Tschudin: Schweizer Papiergeschichte, Basel 1991); in tale codice la filigrana non è descritta tra quelle utilizzate dalla cartiera Heusler durante la sua esistenza. Nella scelta adottata la cappella di Bonn seguì l’esempio di quella di Karlsruhe (margravio di Baden), che, verosimilmente attorno al 1750, acquistò dalla stessa ditta una notevole quantità di carta NIC HEISLER (sicuramente diversa da quella prodotta per la cappella di Bonn), in cui furono ricopiati 191 manoscritti, oggi presenti presso la Badische Landsbibliothek Musikabteilung di Karlsruhe (RISM bibliothek siglum D-KA). La carta W-JAHilser sarà utilizzata principalmente per le copie d’esecuzione e di studio in teatro mentre la NIC HEISLER, di migliore qualità, sarà utilizzata soprattutto in campo strumentale e sacro.

Filigrane gemelle di carta NIC HEISLER prodotta nel primo ciclo produttivo dalla cartiera Niklaus Heusler di Sant Albantal / Basilea, per la cappella di Bonn.

Filigrane gemelle di carta NIC HEISLER prodotta nel secondo ciclo produttivo dalla cartiera Niklaus Heusler di Sant Albantal / Basilea, per la cappella di Bonn.

Carta JAHILSER prodotta dalla cartiera Josef Anton Hilser di Waldkirch, per la cappella di Bonn.

La carta NIC HEISLER, classificata come Wasserziechen 47 da A. Tyson, datata Strasburgo o Mannahim 1778, fu utilizzata da W. A. Mozart per scrivere un unico autografo, quello dell’Andante in 6/8 della sinfonia in re magg. K. 297 Pariser. Il verosimile acquisto dell’intera produzione di detto tipo di carta NIC HEISELR da parte della cappella di Bonn rende lecito ritenere che la datazione di Wasserzeichen 47, indicata da A. Tyson sulla base degli autografi mozartiani, sia piuttosto Bonn 1778.  Se così fosse, prima di recarsi a Parigi, tra febbraio e marzo 1778, Mozart sarebbe passato per Bonn dove, in contatto con L., avrebbe ricopiato la sinfonia dalla fonte presente oggi nel Fondo Luchesi della Biblioteca Estense Universitaria di Modena, anticamente presente a Bonn, il cui tempo lento è proprio l’Andante in 6/8 (I-MOeu Mus. E. 160 – fonte databile 1775-80, scritta in carta VG Real della ditta Valentino Galvani di Pordenone, prodotta nel triennio 1775-77, antecedente a quella identificata da A. Tyson e descritta come Wasserzeichen 51, datata Salisburgo 1779).  

NMA X/33 Abt. 2: Catalogue of Watermarks · Pictures, Tyson 1992

NMA X/33 Abt. 2: Catalogue of Watermarks · Pictures, Tyson 1992

L. compone in questo periodo In Dominica Palmarum (partitura autografa), un Requiem a 8 voci (partitura autografa), e In feria terza Majoris. Tra il 1772 e maggio 1774, avvalendosi anche di Francesco Bennati, L. esegue la propria Messa in do magg. (I-MOeu Mus. F.655), che è integrata nei fiati con una coppia di clarinetti. Compone inoltre il balletto/pantomima Arlequin deserteur devenu magicien ou Le docteur mari ideal (I-MOe Mus. F.1579), per la compagnia Ravaschiello (1774) e, probabilmente, alcuni  degli scomparsi 100 pezzi per gli entr’acte, segnati nel regesto notarile dei beni appartenuti a Massimiliano Federico di Königsegg-Rothenfels (8 maggio 1784). La grande mole di lavoro legato al teatro, alla musica sacra e strumentale, nonché alle nuove composizioni nate in questo triennio, danno la misura dell’alta capacità compositiva e organizzativa di L. che nel contempo sembra riuscire a proseguire anche la vendita di sinfonie da intestare a J. Haydn. Lasciata Venezia con 15 manoscritti di sinfonie intestate a J. Haydn, inseriti nel suo catalogo personale, L. prosegue la fornitura attraverso il conte Durazzo al principe Nicola I detto il Magnifico Esterházy. Prima della fine del contratto, quindi tra il 1772 e maggio 1774, L.  compone le sinfonie che segna con numero romano a partire proprio dal numero XVI, ovvero:

  • Hob. I: 42 (1771 – Mus. D.133, segnata XVI);
  • Hob. I: 65 (1771-73 – Mus. D.132, segnata XXI);
  • Hob. I: 64 (1773-75 – Mus. D.134, segnata XVII, con correzioni autografe a lapis e inchiostro probabilmente di L.). Si tratta verosimilmente del più importante manoscritto della sinfonia.
  • Hob. I:68 (1778? – Mus. D.656, segnata XX?);
  • Hob. I:50 (1773 – Mus. D.138, senza numero romano ma con correzioni autografe a lapis e inchiostro probabilmente di L.);
  • Hob. I:? (ultima – dispersa o non ancora identificata – del gruppo di 6 sinfonie segnate con numero romano, a continuazione delle 15 fonti tratte da Venezia – 9 fonti di sinfonie e 6 degli Scherzando);

Entro  la fine del 1772, L. compone anche i quartetti Hob. III:31, 33, 34, 35, 36 che, uniti a Hob. III:32, risalente già agli anni 1765-69, costituiranno l’Op. 20.

Sembra potersi riferire agli anni 1772-74 (ma potrebbe essere anche anteriore al 1771), la composizione probabilmente da parte di L. delle musiche di scena o musiche per ballo, in 22 movimenti, intitolate Il Pÿgmalione (Mus. D.331). Il manoscritto, che reca un’attribuzione originaria a lapis a Venceslao Pichl, forse scritta proprio da L., pare rappresentare l’inizio di un rapporto che porterà alla cessione di 12 sinfonie al musicista, violinista e copista boemo.

Il 24 dicembre 1773, la scomparsa del Kapellmeister in carica, L. van Beethoven senior, cambierà la vita di L; l’unica carica in grado di impedirne il rientro a Venezia rimane vacante e, il 26 maggio 1774, con un decreto del principe, è nominato Maestro di Cappella Elettorale per un triennio di prova. Il suo rientro in patria non avverrà che nel 1783, quando la situazione lasciata a Venezia, case, archivio, mobili, oggetti personali, verrà sanata e L. chiuderà per sempre il periodo che l’ha visto presente in qualche modo a Venezia, per quasi trent’anni.

Immagine: Rosalba Carriera.

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