A un’esecuzione moderna della nona sinfonia di Beethoven al Teatro La Fenice di Venezia, un saggio contenuto nel programma di sala allarma le autorità austriache presenti: in esso si informa del sequestro, da parte della polizia asburgica del 1824, di un’ode scritta da Calisto Bassi, un letterato italiano del tempo, nella quale si cita la morte di Mozart per assassinio. Ne sono autori due studiosi, Niccolò Valla e Tito Caro che, presenti al concerto veneziano, constatano che parlare della morte di Mozart era nel passato ed è tuttora un tabù. Da questo episodio inizia un progressivo accerchiamento dei due studiosi i quali sono volti a ricercare le prove dell’esistenza di uno o più compositori come i “veri” autori dei più importanti capolavori comunemente attribuiti a Mozart. A qualcuno non fa comodo che questa ricerca progredisca, ma a qualcun altro, forse, sì. Il possesso del segreto, per ragioni opposte, diventa un desiderio di tutti.