Andrea Luca Luchese/Luchesi.

Lucchesi-Lucchese-Lughesi-Luckesi-Lakesi-Lucesi,

Motta di Livenza 23 maggio 1741 – Bonn 21 marzo 1801.

 

Organista, compositore, Kapellmeister, didatta e librettista. Figlio di Pietro Luchese – grossista di granaglie – e di Catterina Gottardi, Andrea nasce a Motta di Livenza il 23 maggio 1741, ultimo di undici fratelli di cui sopravvivono solo tre sorelle ed un fratello, don Matteo, organista del duomo di Motta e pubblico precettore. Dal fratello riceve una completa preparazione culturale ed un’istruzione alla tastiera che gli procurano la prote-zione del N. H. Jseppo Morosini. Questa gli consentirà di ottenere a Venezia, dove si reca nel 1756, lezioni di composizione da Gioacchino Cocchi, direttore degli Incurabili, da Giuseppe Paolucci, allievo di padre Martini e maestro di cappella di S. Maria Gloriosa dei Frari, e da Giuseppe Saratelli, maestro di cappella di S. Marco. Completerà la sua preparazione nell’ambiente galuppiano con il concorso di Domenico Gallo (seconda viola marciana) e Ferdinando Bertoni (primo organista). Coltiva rapporti di perfezionamento anche con padre Vallotti, maestro di cappella antoniano, e con il conte Giordano Riccati di Treviso. A vent’anni, nel 1761, Bertoni gli cede il posto di esaminatore per la concessione della patente di sonadorper strumenti a tastiera, dividendo con lui incarichi di insegnamento e composizione. È probabilmente in questo periodo che diviene organista della importante chiesa di San Salvador come riporterà Pietro Gradenigo in una annotazione del 1764. Le agiate condizioni, la protezione del N. H. Morosini, membro del collegio dei XL Savi (1763) e la discendenza dai nobili lucchesi che all’inizio del XIV secolo si sono trasferiti a Venezia, consentono a Luchesi la frequentazione dell’ambiente nobiliare veneziano, dove opera più come dilettante che come professionista. Si dedica all’insegnamento, alla composizione, all’attività di concertista ed alla direzione teatrale dal cembalo.

Il primo lavoro, rimasto anonimo per la minore età, è la Serenata per il duca di York in visita a Venezia, nel 1764, su libretto di GiovanniBertati. Circa in questo periodo decide di adottare il nom de plumedi Luchesi come confermato dalle notazioni di Pietro Gradenigo. Il 10 agosto esordisce in campo sacro con una Messa e Vespero per l’importante convento di San Lorenzo (9 e 10 agosto, 400 esecutori). Col nuovo nome esordisce ufficialmente nella primavera 1765 al teatro di corte di Vienna con l’opera L’isola della fortuna, sempre su libretto di Bertati. L’opera sarà replicata in autunno a Venezia e, due anni dopo (1767), al teatro di corte di Lisbona. Inizia anche la collaborazione con il capocomico austriaco Joseph von Kurz detto Bernardon e, tramite il conte Giacomo Durazzo, inizia a fornire le sue sinfonie in Austria e Ungheria e probabilmente in Spagna. La produzione operistica prosegue con alcune opere scomparse per la Germania; compone inoltreIl marito geloso(Treviso 1766, libretto del N. H. Dolfin), la Cantata Cheta è l’onda, tace il vento, fuor del Pelago corretea 4 voci per il duca di Württemberg (Venezia 22 gennaio 1767, libretto del Conte G. Gozzi) e Le donne sempre donne(Venezia 1767, libretto dell’Abate Chiari).[1]

Probabilmente nel 1767 fornisce personalmente due sinfonie in mi b. magg. e si b magg. e il Kyrie  in re minore a J. G. Naumann, che saranno portate dal compositore a Dresa (oggi presso D-Slub Dresden).

In campo sacro, sempre nella chiesa di San Salvatore, l’8 aprile 1767 Luchesi produce la musica per il funerale del cardinale D. Antonio Andrea Galli.[2]Data l’importanza del cardinale e la ricchezza della cerimonia è un altro incarico istituzionale di cui abbiamo notizia. In agosto del 1768 viene scelto per la seconda volta come compositore e direttore   della musica per la grande funzione del convento di S. Lorenzo: nello stesso anno, concorre alla carica di maestro dell’Ospedale degli Incurabili, distinguendosi nella composizione di Messa, Vespro, Te Deum e dell’oratorio latino Sacer trialogus(forse su libretto proprio). A Natale del 1768 inaugura l’organo grande della Basilica del Santo di Padova, su richiesta del padre Vallotti. Seguono, nel 1769, Il giocatore amoroso(ripreso in diverse versioni nel 1772 e 1782-85) e la Messa per la Scuola Grande di S. Rocco con l’intervento per decreto ducale dei quattro ospedali veneziani. Nel 1770 è a Verona con Bertoni, Gazzaniga e due valenti musicisti locali (tra cui Daniel dal Barba) per la festa dell’Incoronazione della Vergine del Popolo. Nel febbraio-marzo 1771 i Mozart lo incontrano a Venezia e ripartono con un suo concerto in fa maggiore per cembalo e orchestra che adotteranno sistematicamente nella loro scuola a Salisburgo. Il medesimo concerto, per cui Wolfgang scriverà la cadenza autografa K. 626a, sarà eseguito ancora a Elwangen an der Jagst nel 1777. Leopold definisce Luchesi “maestro di cemballo”, cioè celebre compositore ed esecutore alla tastiera; Luchesi non era certamente uno sconosciuto ai Mozart e a Vienna dove, già nel 1765, s’era rappesentata L’isola della fortuna.

Il primo giugno 1771 è ufficialmente contrattato dal principe Elettore di Colonia Massimiliano Federico come suo maestro di cappella personale. Prima della partenza, Luchesi compone il Requiemper le esequie solenni del duca Giuseppe Gioacchino di Montealegre, ambasciatore di Spagna a Venezia (1 luglio 1771), e l’opera buffa Il matrimonio per astuzia(ottobre 1771, libretto proprio), uno dei pochi lavori buffi presentati al S. Benedetto nella storia del teatro. Il contratto con il principe elettore “in wirkliche dienst”, è triennale e le spese saranno sostenute dal principe con la sua cassa privata. Il contratto prevede 1207 fiorini annuali e la facoltà di portare con sé alcuni cantanti, un primo violino di fiducia ed un grammatico che deve insegnare l’italiano ai cantanti della corte. Verso la fine di ottobre Andrea Luchesi lascia Venezia per trasferirsi a Bonn, dove giungerà alla fine di novembre. Il contratto, temporalmente definito, assicura che Luchesi rientrerà a Venezia alla scadenza. Pietro Gradenigo scrive espressamente come «il Sig.r Andrea Luchesi, Veneziano, giovane assai perito e commendato nell’Arte Filarmonica passa dalla sua propria Patria al servizio di Massimiliano Federigo di Königsegg-Rothenfels, vescovo, et elettore di Colonia e ivi si tratterrà per alcuni anni ben accolto et stipendiato da quel Principe Mecenate Generoso delli virtuosi et Letterati, et amante dell’armonia musiclae». Il KonzertmeisterGaetano Mattioli, probabilmente giunto su segnalazione di Padre Martini e della nobile famiglia Bevilacqua di Bologna, sarà l’unico a fermarsi a Bonn dopo il triennio quando Luchesi accetta la carica di maestro di cappella, vacante per la morte di Ludwig van Beethoven senior. Il lavoro di riforma sarà ricordato come il mai più eguagliato triennio d’oro del teatro di Bonn: Luchesi produce in questo periodo anche due opere nuove, la cantata Il natale di Gioveper il genetliaco del principe e lavora nei settori sacro – compone l’oratorio laPassione di Gesù Cristo– strumentale e del balletto. Lo stampatore di corte Ferdinand Rommerskirchen verrà espressamente attrezzato per la stampa di lavori di Luchesi editando le Sonate per cembalo con accompagnamento di violinoOp. 1, Tre Sinfoniein si b magg., sol magg., re magg., Op. 2, Due concerti per cembaloe un Trio.

Dopo la nomina a Kapellmeisterdel principato, Luchesi potenzia l’organico strumentale e vocale della cappella che, nel 1782, figura al terzo posto tra le ventitre migliori cappelle musicali di Germania. Con la nomina a maestro di cappella egli diviene suddito del principe e da quel momento il suo stipendio sarà equiparato a quello di un locale, pagato metà rispetto agli stranieri (nominalmente 1000 fiorini ma effettivamente non più dello stipendio storico previsto di 600 fiorini; i restanti 400 servono a pareggiare lo stipendio dello straniero KonzertmeisterMattioli). Luchesi cura soltanto la composizione, la direzione artistica della cappella e l’insegnamento mentre a Gaetano Mattioli, vengono affidate le incombenze amministrative. Luchesi viene anche nominato Consigliere del Principe(il titolo, onorifico, non comporta prestazioni). Mattioli, nel 1777, verrà invece nominato Consigliere della camera di corte(Hofkammerat) per poter curare l’aspetto amministrativo-disciplinare e perciò sarà affianacato gerarchicamente a Luchesi come Musikdirector, una sorta di intendente.

Nel febbraio 1775 il Praenobilis DominusAndrea Luchese de Motta sposa la Praenobilis DominaJosepha Anthonetta d’Anthoin figlia del consigliere segreto più influente del prin-cipe, in casa del quale è stato ospitato nel triennio di consulenza. La coppia avrà quattro figli maschi ed una femmina. Del primo figlio saranno padrini il principe e la contessa Függer.Nel 1778, completato il repertorio sacro, viene riaperto il teatro chiuso nel maggio 1774 e Luchesi opera con il capocomico Grossmann: nella sua qualità di Kapellmeisterè infatti tenuto a fornire alla compagnia teatrale di corte musiche di scena edouvertures,. Nascono così i “100 pezzi per gli entr’actes”presenti anonimi a Bonn nell’inventario del 1784 ed oggi scomparsi.

Impedito nella veste di maestro di cappella religiosa ad operare a nome proprio, Luchesi utilizza il nome del cognato Ferdinand d’Anthoin, musicista dilettante, per far circolare la sua musica. Nel novembre 1779 gli viene dato per aiutante Christian Gottlob Neefe, che in seguito solleverà l’anziano organista Gilles van den Eeden dai compiti teatrali. La sua produzione personale (sacra) e sotto il nome del cognato, spazia in tutti i settori. Si dedica ora anche all’insegnamento ai giovani della cappella, di cui è il solo responsabile, com-petente a mettere a loro disposizione l’orchestra; è l’esecutore e compositore più celebre di tutti i paesi del Reno e le sue sinfonie sono ricercate dai nobili tedeschi come testimonia J. Benjamin de la Borde.[3]

Nel 1778 il suo allievo Ludwig van Beethoven può già esibirsi al cembalo a Bonn e Colonia e, nel 1781, Luchesi correggerà la prima prova dell’allora decenne ragazzo, la Cantata per la morte del ministro inglese George Cressner, facendola eseguire dall’orchestra con generale applauso. Da giugno ad ottobre 1782 adibisce anche Ludwig all’organo, in sostituzione di Neefe, divenuto titolare alla morte del primo vero maestro di cembalo di Beethoven, Gilles van den Eeden.

Il 22 aprile 1783, con il consenso del principe, produce un Prologoin onore della nobiltà di Francoforte sul Meno, su testo tradotto da Neefe. Ottiene, a fine aprile, il permesso di assenza (da 12 a 15 mesi) per sistemare i rapporti familiari in Italia. Compone, prima della partenza, un altro Prologoper l’onomastico del principe, che verrà eseguito a suo nome il 14 maggio 1783 a Bonn, diretto da Neefe; quest’ultimo sarà incaricato della direzione ad interimdella cappella da Luchesi che nominerà anche al servizio all’organo, ancora senza stipendio, il dodicenne Ludwig van Beethoven. Beethoven dovrà inoltre accompagnare al cembalo le prove dirette, in assenza di Luchesi, proprio da  Neefe.

A Venezia, il 2 maggio 1784, va in scena l’opera seria Ademira(soggetto di Moretti riela-borato da Luchesi) inserita nei festeggiamenti predisposti dalla Serenissima per il re Gu-stavo III di Svezia. L’opera terrà il cartellone tutto il mese, verrà frequentata anche dai duchi di Modena e ricopiata per la corte del Portogallo.

All’inizio del 1784 muoiono in rapida successione il ministro Belderbusch (2 gennaio) e la signora Grossmann, direttrice dello spezzone di Bonn della compagnia di corte (27 marzo); il 15 aprile muore anche il principe Massimiliano Federico. Luchesi rientra rapidamente per fronteggiare la crisi che immancabilmente segue la morte di un reggente. Il nuovo principe, Massimiliano Francesco d’Asburgo, è amico e coetaneo di Mozart e lo vorrebbe alla guida della cappella di Bonn.[4]Costringe alle dimissioni Gaetano Mattioli, dimezza lo stipendio a Neefe e pretende di ridurre quello di Luchesi a 400 fiorini. Dovrà però recedere dai propri propositi e reintegrare Neefe al pieno stipendio e Luchesi ai 600 fiorini dello stipendio storico. Risolta la crisi, Luchesi si dedica al rinnovamento del repertorio religioso secondo i gusti giuseppini di Massimiliano Francesco, che impone al proprio Kapellmeisternuove condizioni per la divulgazione delle sue composizioni e l’abbandono del nome del cognato, Ferdinand d’Anthoin. Per la chiesa Luchesi compone lavori adespoti che oggi crediamo di poter individuare a Modena tra i lavori di Reutter junior e senior ambedue Kapellmeisterdi corte e di S. Stefano a Vienna.

Dal 1785, dopo aver composto la Cantataper l’elezione a vescovo di Massimiliano Francesco, Luchesi ricomincia a produrre ouverturese musiche di scena per gli spettacoli delle varie compagnie che hanno ripreso le loro esibizioni a Bonn; come Kapellmeister, fornirà le musiche necessarie, anche quando il principe deciderà di gestire in proprio il teatro (1788) sotto la direzione amministrativa di Reicha.

Nel 1787 verrà nominato Consigliere titolaredal nuovo principe. La sua situazione eco-nomica, grazie alle gestione delle sue composizioni teatrali e strumentali, gli consente di acquistare una magnifica seconda casa, un podere ed una vigna. Nel1777-80 ha istruito il violoncellista J. B. Maeurer e, dal 1774, ha come allievo il tenore Ferdinand Heller, che ne coltiverà il ricordo fino agli anni Trenta del XIX secolo, con le esecuzioni di suoi lavori ai Gesuiti di Bonn.

Dal 1784 Luchesi ha ufficialmente alle dipendenze Ludwig van Beethoven come cem-balista/organista e suonatore di viola. Il giovane rimarrà ad istruirsi con Luchesi fino al novembre 1792, a 22 anni, quando viene inviato a Vienna a “perfezionarsi” con Joseph Haydn.[5]Nel 1785 entra in cappella anche Antonin Reicha, seguito dai due cugini Romberg e da Andreas Perner, prematuramente morto nel 1791. Seguirà, nel 1788, il conte Fer-dinand von Waldstein e tutta una serie di giovani allievi, tra cui spiccano i quattro fratelli Willmann, gli stessi figli di Luchesi ed i due fratelli minori di Beethoven, che verranno impediti nella loro completa formazione dall’invasione francese del 1794. Nel 1790 Haydn, sulla via di Londra, viene condotto a Bonn da Johann Peter Salomon, amico di Luchesi: in quest’occasione (e nel luglio 1792, al rientro) vengono presi accordi perché Ludwig van Beethoven possa seguire Haydn a Vienna ed a Londra, dove questi intende ritornare nel gennaio 1793.

Con l’avanzata delle truppe rivoluzionarie francesi verso il Reno, la situazione nella città di Bonn precipita. Dopo una prima fuga della fine del 1792, il principe decide di ridurre la musica con le altre spese della corte. Viene pensionato Luchesi, messi in libertà i due Romberg (i musicisti erano considerati alla stregua dei servitori, necessitavano del benestare del signore per essere liberi) e tutti coloro che intendano trovare una nuova sistemazione; la musica viene ridotta a sola corale maschile sotto il regens choriF. Heller. Al suo rientro da Vienna, Beethoven dovrà svolgere le mansioni di organista titolare. Luchesi è incaricato di studiare la costituzione di un conservatorio di musica vocale in cui saranno educati i futuri cantori, ma il progetto non decollerà per la fine del principato; come pensionato, riprende parzialmente la libertà di comporre opere a suo nome con la qualifica di maestro di cappella dei signori tedeschi di Venezia e presenta, a Passau la sua ultima opera buffa conosciuta L’amore e la misericordia guadagnano il gioco (primavera 1794).

Il 2 ottobre 1794, poco prima dell’invasione del principato da parte delle truppe rivolu-zionarie della divisione Pichegru, il principe fugge da Bonn: molti musicisti rimangono intrappolati in città, per costituire una testa di ponte in occasione del previsto ritorno del principe. Tra essi Luchesi (la cui pensione non verrà più pagata), Neefe, che troverà un impiego presso l’amministrazione francese, Joseph Reicha e molti altri musicisti, del tutto privi di mezzi di sussistenza. Luchesi, il cui primo figlio è incarcerato nel principato di Münster perché accusato di simpatie rivoluzionarie, ottiene un certificato di indigenza dalla parrocchia di S. Remigio alla fine del 1797 che gli riconoscerà il diritto alla pensione dalla nuova amministrazione. È costretto a vendere una delle due case ma riesce a mantenere la proprietà della seconda, dove l’ultima figlia, Caterina, risiederà fino alla morte, nel 1826, gestendo una scuola femminile. Instauratasi nel 1796 una provvisoria pace, la Sonate facilea cembalo e violino è stampata a Lipsia da Lehmann, portatavi da Neefe nel recarsi a Dessau, dove ha ottenuto un posto di lavoro. Alcune fonti ottocentesche vogliono Luchesi morto in Italia agli inizi dell’Ottocento ma la sua morte è documentata a Bonn il 21 marzo 1801. Si ignora la fine del suo archivio personale, andato all’asta dopo la morte della figlia Caterina, e di molta della musica strumentale inventariata nel 1784. Una parte della musica prodotta per la cappella, e incompleta, ricompare a Modena soltanto nel 1923-28. Nulla si sa della sorte dei figli maschi di Luchesi, benché i due maggiori siano stati segnalati da Neefe, ancora nel 1787, come precoci e dotati per la musica. Ricerche per chiarire voci che almeno uno sia finito a Londra non hanno dato esito. Anthonietta d’Anthoine-Luchesi muore nel 1821; non si sa se abbia venduto l’archivio musicale del marito per ragioni eco-nomiche. La figlia Caterina fu insegnante di pianoforte e direttrice di una scuola femminile prima di morire, a 37 anni. I suoi beni furono velocemente messi all’asta da ignoti eredi.

La musica di Luchesi continuò a risuonare fino agli anni 1830 ai Gesuiti a Bonn, dove vengono tuttora eseguiti alcuni suoi lavori sacri. Il tentativo di richiamare l’attenzione sulla sua figura da parte di T. A. Henseler, con il suo studio del 1937, ed il concerto di musiche luchesiane del 4 maggio 1938, ritrasmesso il 16 maggio in Italia, fu duramente osteggiato nel 1939 dal musicologo Ludwig Schiedermair né ha avuto miglior esito l’invito, del 1930, di Fausto Torrefranca ad una maggior serietà negli studi sulla formazione di Beethoven.

Vogliamo qui riportare le conclusioni finali dello studio di Claudia Valder-Knechtges, del 1984:[6]

«Quelle conquiste italiane che un Johann Christian Bach ed un Mozart conobbero in Italia e furono per essi feconde, Beethoven le assorbì a Bonn da Luchesi. Come ed in che misura, in singole impronte del tempo giovanile, che sono collegate con lo stile italiano in generale e Luchesi in particolare, operarono in Beethoven, dovrà essere oggetto di una posteriore indagine, in particolare sui suoi lavori di Bonn».

[1]Vedi M. Taboga,I notatori di Pietro Gradenigo come fonti per la ricostruzione dell’attività musicale a Venezia a metà ‘700, tesi di laurea all’Università degli studi di Venezia, anno accademico 1998/99, p. 186. « […] prima di ogni altra cosa vi fu una cantata a quattro voci, cioè quella di Anna Piccinelli, Gaetano Guadagni, Giuseppe Alferri, et Luca Fabris, personaggi allusivi all’Adria, ad Apollo, a Mercurio, et alGenio dell’arti. La compose Gasparo Gozzi e la diresse Andrea Luchesi […] ».

[2]Ibidem, op. cit., p. 131, 190.

[3]Vedi J. B. de la Borde, Essai sur la musique ancienne et moderne, Parigi 1780, tomo III, p. 199.

[4]Vedi A. W. Thayer, Beethovens leben, Leipzigt 1866, bandI, p. 144. «Jahn non segnala il motivo per il quale Mozart non fu ingaggiato a Bonn. Forse sarebbe andato lì se Luchesi, a seguito della riduzione di stipendio, avesse dato le dimissioni: però questi mantenne il suo incarico di Kapellmeistere non poteva essere assolutamente licenziato senza motivo. L’abbandono di Mattioli [Gaetano, primo violino giunto a Bonn con Luchesi] ebbe come conseguenza la chiamata di Joseph Reicha come Concertmeisterma per Mozart non vi fu a quel tempo nessuna vacanza». Thayer dimentica che il posto lasciato da Mattioli rimase vacante per più di un anno; le spiegazioni alla mancata assunzione di Mozart dovrebbero essere ricercate in altri aspetti al momento ancora non sufficientemente sondati.

[5]Vedi J. N, Forkel, Musikalischer Almanach, 1789. Beethoven era indicato tra i compositori tedeschi viventi già nel 1788, tre anni prima della sua partenza per Vienna.

[6]Vedi Claudia Valder-Knechtges, Andrea Luchesi, ein Italiener in dem Umkreis des jungen Beethovens, Bonner Ge-schichtblatter, Bonn 1984.