Maggio 1774- 26 aprile 1783. Nel maggio 1774, con la chiusura del teatro di corte, termina quello che, sotto la direzione di L., sarà ricordato come il triennio d’oro. I cantanti italiani assoldati dalla corte sono liberati e solo restano a Bonn L., Gaetano Mattioli e la ballerina Isabella Barbieri, futura sposa del Mattioli.

Il 26 maggio 1774, con un decreto dell’elettore, L. è nominato maestro della cappella di corte a Bonn. Il 25 febbraio 1775, nella parrocchia di san Remigio (Libro dei matrimoni parrocchia s. Remigio, Bonn), sposa Josepha Antonetta D’Anthoin, figlia del consigliere Franz D’Anthoin, nella cui casa ha alloggiato fin dal suo arrivo. 

Praevia dispensatione super tribus proclamationibus copulati sunt Praenobilis Dominus Andreas Lucas Luchese de Motta et Praenobilis Dominica Josepha D’Anthoine coram testibus ad hunc actum specialiter requisitis Praenobili ac strenuo Domino Ferdinando D’Anthoin Locumtenente et D: Friderico Müller aliisque praesentibus.

Il matrimonio con la figlia del più importante consigliere dell’Elettore dimostra lo status di L., degno di prendere in sposa un’esponente della nobiltà bonnense. Quattro figli maschi ed una femmina nasceranno da questa unione e del primo figlio Massimiliano, nato l’11 dicembre, saranno padrini il principe Massimiliano Federico e la contessa Francesca di Függer (Libro dei Battesimi della parrocchia di S. Remigio, Bonn). Il matrimonio e l’incarico per un triennio di prova rendono impossibile il rientro a Venezia e cristallizzano una situazione in cui L. continua a mantenervi una parte della sua esistenza e delle sue pertinenze. 

Tra il 1773 e il 1774 L. vende copie manoscritte delle 6 sinfonie intestate ai conti Clam Gallas del castello di Frydlant – copiate da Friedrich Pichelbergher (rientrato da Grosswardein) –  e ai conti Waldstein del castello di Doksy – copiate da copisti viennesi (1775 ca.).

(Hp di studio in base ai testimoni presenti presso la collezione della Biblioteca Estense Universitaria di Modena).

L. plausibilmente compone e vende agli Esterházy le sinfonie

  • Hob. I:55 (Mus. D.148, manoscritto databile 1773-76);
  • Hob. I:57 (Mus. D.136, manoscritto databile 1773-75);
  • Hob. I:44 (Mus. D. 151, manoscritto  databile 1774-76, con fagotti aggiunti in grafia carta NIC HEISLER, bonnensi);
  • Hob. I: 60 (2 fonti, Mus. D.658 – copia locale in grafia e carta NIC HEISLER, bonnensi – e Framm. 102/72, manoscritto databile 1773-75).  

Per qualche ragione al momento ignota, tra il 1774 e il 1783, appaiono le ultime sei sinfonie di Carlo d’Ordonez.

Poiché le uniche copie manoscritte di dette sinfonie, copiate dal copista Schmutzer, sono custodite presso la Biblioteca Estense Universitaria di Modena (vedi A. P. Brown, Carlo di Ordonez (1734-1786): A Thematic Catalogue, Detroit 1978) potrebbero lecitamente essere state composte da L. che, inviata copia a Vienna, riceve in cambio un manoscritto di mano di copiste. Le ultime 6 sinfonie rappresentano comunque il canto del cigno di Carlo d’Ordonez che, ritirato metà del suo salario (1783 ca.), abbandonerà sia l’attività lavorativa che quella compositiva fino al decesso del 1785.

  • BroO I:C13 (I-MOeu Mus. E.172);
  • BroO I:D3 (I-MOeu Mus. E.170);
  • BroO I:E2 (I-MOeu Mus. E.174);
  • BroO I:F3 (I-MOeu Mus. E.169);
  • BroO I:G1 (I-MOeu Mus. E.171);
  • BroO I:A2 (I-MOeu Mus. E.173);

Sembra continuare il rapporto di fornitura di sinfonie di L. al violinista, copista e compositore boemo Wenceslao Pichl e al funzionario di corte, massone e compositore dilettante, F. A. Miça. Prima del 1773 L. potrebbe aver composto le sinfonie, intestate a W. Pichl:

  • ZakP 11 Calliope in do magg. [Mus. D.328, con flauto, clarini e timpani, fonte databile 1774-76. RISM segnala un’altra fonte, il cui incipit è leggermente diverso e che parrebbe priva di flauto, trombe e clarini, presso la Musikbibliothek di Engelberg, CH-EN Ms A 563 (ms. 5934) – RISM ID. no.: 400004319];
  • ZakP deest Il Marte in re magg. (Mus. D.661, fonte databile 1770-75. RISM segnala un’altra fonte coeva presso il Národní Muzeum di Praga, CZ-Pnm XLII E 97 – RISM ID no.: 551007382). Nella parte del violino II della fonte modenese il copista scrive «2 volte», successivamente corretto da altra mano in «3 mall» annotazione che potrebbe suggerire una provenienza di queste fonti da un centro di copia italiano o essere stata copiata da un originale, scritto da un compositore italiano;
  • ZakP 2 Euterpe in re magg. (Mus. D.332, fonte databile 1770-76. RISM segnala un’altra fonte, datata 1800-10 ca., in cui pare non sia contemplato il flauto nell’Andante, presso lo Pfarrarchiv di Neuberg an der Mürz, A-N, ohne Signatur – RISM ID no:. 601000094);
  • ZakP 6 Pallas in mimagg. (Mus. D.660, fonte databile 1773-76. RISM segnala  come la sinfonia sia anche attribuita nel catalogo Breitkopf & Hartel Suppl. VIII 1773 a D. von Dittersdorf KreD 41, come segnalato nelle descrizioni della fonti presenti presso il Musikarchiv di Kremsmünster – RISM ID. no.: 600177831 – e Bibliothek und Musikarchiv di Stams – RISM ID. no.: 650003473. La fonte modenese e quella presso la Hofbibliothek und Zentralbibliothek di Regensburg sembrano avere un origine comune, e la copia tedesca, datata 1780 ca., potrebbe anche provenire da quella anticamente presso la cappella di Bonn);
  • ZakP 7 Flora  in fa magg. (Mus. D.662, fonte databile 1773-76. A differenza delle altre fonti segnalate da RISM, presenti presso gli i Musikarchiv di Kremsmünster – RISM ID. no.: 600178588 – e Lambach – RISM ID no:. 603000329 – il primo movimento è indicato «Tempo di Men»: nel secondo movimento, indicato nel manoscritto modenese «Andante Moderato. Arioso» è segnato «Con Sordini». L’indicazione «forsando», scritta sulla parte del secondo violino dal medesimo copista che copia Mus. D:326, sembra poter avvalorare l’ipotesi già espressa di un’origine italiana dei copisti, forse veneta. La fonte presso il Musikarchiv di Lambach, con clarini e timpani aggiunti, datata 1776, sembra confermare l’attendibilità della datazione proposta per la fonte oggi a Modena, che sembra precederla).
  • ZakP 8 Clio in mi magg.(Mus. D.326, fonte databile 1774-76. RISM segnala un’altra fonte, datata 1790-99 ca., presso il Musikarchiv di Kremsmünster – RISM ID. no.: 600177828 dove si menziona un’attribuzione a J. Stamitz WolS III QS-40. Nel manoscritto modenese le tonalità dei corni, indicate come «E duro» e alcune indicazioni come «forsando» potrebbero far pensare ad un’origine italiana dei copisti, forse veneta. La fonte segnalata da RISM presso il Narodni Muzeum di Praga – RISM ID no.: 551007381 – è scritta in carte coeve e per la più parte analoghe alla fonte modenese);
  • ZakP 9 Pallas in do magg. (Mus. D.330, fonte databile 1773-75. La datazione proposta risulta conforme dalla presenza di questa sinfonia in Quartbuch II – p. 41 N° 41 – la cui stesura viene comunemente accettata tra il 1774 e il 1775. Il titolo della sinfonia sembra presente solo nella fonte oggi presso l’archivio di Cesky Krumlov – RISM ID no:. 550248223);
  • ZakP 14 in sib magg. Melpomene (Mus. D.327, fonte databile 1770-76. RISM  non sembra segnalare alcuna altra fonte);
  • ZakP 16 Diana in re magg. (Mus. D:329, fonte databile 1773-75, con indicazione del secondo movimento Andante Arioso, ma anche Andante Grazioso. La datazione proposta risulta conforme dalla presenza di questa sinfonia in Quartbuch II – p. 46 N° 44 – la cui stesura viene comunemente accettata tra il 1774 e il 1775. La sinfonia fu anche attribuita a C. Stamitz DTB 3/1 deest, come si ricava esaminando la scheda relativa alla fonte presente presso il Musikarchiv di Kremsmünster – RISM ID. no.: 600178588);

I testimoni di dette sinfonie attribuite a V. Pichl, provengono dallo medesimo centro di copia in cui furono realizzate le quattro sinfonie intestate a Haydn Hob. I: 44, 55, 57 e 60. Sono sicuramente copie richieste per un preciso motivo, tratte tutte nel medesimo periodo da antigrafi preesistenti, giunte, per qualche ragione, tutte alla cappella di Bonn prima del 1785. I testimoni delle menzionate sinfonie, non segnati nel regesto notarile dei beni di  Massimiliano Federico di Konigsegg Rothenfels, stilato dall’organista Neefe e dal notaio Fries nel 1785, sembrano lecitamente appartenere a una collezione presente a Bonn ma non riconducibile a nessuno dei due principi-vescovi del tempo.

Il testimone della sinfonia ZakP 14 é scritto in grafia di un copista estremamente importante, autore di molti testimoni oggi a Modena di sinfonie attribuite a Ignaz Pleyel, della sinfonia K. 385 di  W. A. Mozart (Mus. E.159), e di alcuni fascicoli strumentali dei Sette adagi più un introduzione e un terremoto intitolati Le ultime sette espressioni di nostro signore Gesù Christo in Croce, attribuite a J. Haydn (Mus. D.167). Detti testimoni sembrano lecitamente provenire tutti dalla bottega di Christophe Torricella, presso cui il copista approdò sicuramente a partire dagli anni ’80 del secolo.

Dopo il 1774, a nome di V. Pichl sarà copiata anche la sinfonia,

  • ZakP deest Apollo in re magg. (Mus. D.659, manoscritto databile 1775-80, stampata come Op. 6. RISM segnala due fonti presso la Biblioteca Uniwersytecka di Wroclaw – RISM ID no.: 301003898-99 – datate 1806 ca. e 1800-24. Nel manoscritto modenese alcune indicazioni come «allab.», «alla breve», «cadenza», «tempo di prima», «TaSsto»,  sembrano avvalorare la provenienza italiana della fonte).

Un’ultima sinfonia possibilmente collegabile a L., attribuita a V. Pichl, è ZakP 26, presente in due esemplari presso la Biblioteca estense Universitaria, ovvero:

  • Mus. D.333, fonte difficilmente databile poiché la carta non fornisce elementi utili all’analisi codicolgica. La fonte sembra consistere in un’insieme di parti strumentali di bassa qualità, non istituzionali, forse legata a un’esecuzione che pare potersi situare prima dell’arrivo a Bonn, in quanto grafia e carta sicuramente non sono bonnensi.
  • Mus. D.333 bis, segnata In Duplo, 1775 ca..

I testimone Mus. D.333bis é copiato dallo steso copista di Hob. I:28, 42, I:D1 e come questi é stato oggetto della sostituzione di alcuni fascicoli da parte del copista Zengler, che in tutti i testimoni menzionati interviene con la medesima carta (Prodotta da Pietro Samuelli prima della seconda metà del 1785). Su altre carte, austriache, lo stesso Zengler operò su altre fonti di sinfonie attribuite a J. Haydn quali Hob. I:62 (Mus. D.157, segnata «de ao 783»), Hob. I:71 (Mus. D.156) e Hob. I:73 (Mus. D.158, segnata «de ao 782»). Dato che gli interventi sulle fonti di Hob. I:22, 28 e I:D1 portarono alla sostituzione della prima carta dei fascicoli di basso, quelli normalmente recanti i frontespizi e le relative attribuzioni, sembra lecito pensare che anche l’intervento su ZakP 26, operato nel 1785, sia stato teso a cancellare informazioni compromettenti, purtroppo perdute. 

Dopo la plausibile cessione a F. A. Miça della sinfonia in fa magg. (Mus.D.601, manoscritto databile 1771 ca.), L. prosegue la vendita di sinfonie al musicista dilettante con la fornitura delle 5 sinfonie segnate «M:» dal possibile significato di Muda, locuzione usata in italia per indicare una collezione:

  • Sinfonia in do Magg. (Mus. F. 752 – fonte databile 1780-85, segnata N° 8:); 
  • Sinfonia in sol Magg. (Mus. F. 753 – fonte databile 1780-85, segnata N° 9:); 
  • Sinfonia in ? Magg. (Mus. F. 754 – fonte databile 1780-85, segnata N° io:);
  • Sinfonia in mib Magg. (Mus. F. 755 – fonte databile 1780-85, segnata N° i1:);
  • Sinfonia in re min. (Mus. F. 756 – fonte databile 1780-85, segnata N° i2:).

L. sembra poi lecitamente aver utilizzato anche il nome del cognato illuminato capitano Ferdinand d’Anthoin e, tra i lavori possibilmente intestatigli, si potrebbero annoverare quelli elencati da Neefe nella comunicazione al Cramer’s Magazin di Lipsia, oggi tutti dispersi.

Il signor Capitano Dantoine [D’Anthoin sia] un ardente adoratore e conoscitore della musica, suona il violino e qualcosa di cembalo. L’arte della composizione l’ha appresa da Marpurg, Kirnberger e Riepel. Ha formato il suo gusto in Italia. In ambedue le cose si è giovato in modo eccellente anche della lettura delle partiture dei compositori classici. Ha composto:

  1. Il mondo alla rovescia, o sia, Le donne che comandano. Opera buffa, [ante 1783].
  2. Das tartarische Gesetz, un operetta di Gotter, [ante 1783].
  3. Das Madchen in Eichtale, [ante 1783].
  4. Prologo del Prof. Cramer, [ante 1783].
  5. Diverse sinfonie, [ante 1783].
  6. Alcuni quartetti alla maniera di Haydn e capricci (Laune), [ante 1783].

In seguito il pubblico potrà conoscerlo meglio per un estratto per cembalo del Clavigo.

Un nuovo prestano utilizzato da L. per far circolare le sue sinfonie pare potersi individuare in Anton Rössler/Rossetti. Tra i lavori possibilmente intestatigli, sembrano potersi annoverare le 6 sinfonie, probabilmente tutte anticamente elencate nel regesto notarile Neefe/Fries del lascito di Maximilian Friedrich di Königseg Rothenfels (pertanto sicuramente anteriori al 1784), ovvero:

  • MurR A16 (?) in re magg. (Mus. D.477, con primo movimento Grave, segnata al N° 55 del regesto notarile e al N° 23 del cat. 53:I);
  • MurR A1 in do magg. (Mus. F.1709, con flauti e fagotto, segnata al N° 56 del regesto notarile e al N° 2 del cat. 53:I);
  • MurR A39 in sol. magg. (Mus. F.989, con oboi e fagotti, segnata al N° 12 del cat. 53:I);
  • MurR A20 in re magg. a la Chasse(Mus. F.988, con segni agogici diversi dalle altre fonti (Andante in Ce Minuetto Maestoso, segnata al N° 11 del cat. 53:I);
  • MurR A29 in mibmagg. (Mus. E.188, con Trio «pianissimo, Reverso», con indicazione sul frontespizio «23 foli», con fagotti, segnata al N° 1 del cat. 53:I).

Nel 1778 il rapporto con W. A. Mozart, incominciato sicuramente nel 1771 e proseguito nel 1777 allorquando, a Ellwangen andar Jagst, Mozart suonò  il concerto per strumento a tastiera, archi e strumenti obbligati in fa magg., sembra arricchirsi di un nuovo contatto.

In viaggio verso Parigi, tra febbraio e marzo, Mozart sembra recarsi a Bonn giacché esistono forti elementi per ritenere che nella città renana abbia ricopiato la sinfonia K.297 “Pariser”, o perlomeno l’Andantino in 6/8, che la storiografia vorrebbe scritto in seconda battuta a Parigi. La carta utilizzata per scrivere l’autografo di questa “seconda” versione del movimento lento è infatti la NIC HEISLER. Come segnala A. Tyson, è l’unico autografo di Mozart scritto in detta carta. Dato che la carta NIC HEISLER sembra lecitamente essere stata commissionata, fabbricata e interamente acquistata dalla cappella di Bonn, direttamente al produttore Niklas Heusler di San Alban di Basilea, ritrovarla in un autografo di Mozart sembra lasciare solo una possibile spiegazione: giunto segretamente a Bonn (non esistono notizie di questo viaggio), Mozart ricopiò in sua grafia la sinfonia già composta e la trasse come modello a Parigi. Un’altro dettaglio pare confermare detta tesi. La carta fu rigata manualmente da Mozart. La spiegazione sembrerebbe poter risiedere nei particolari rastri (gli strumenti usato per stampare o scrivere i pentagrammi nei fogli di musica) utilizzati a Bonn; le dimensioni di 257 ca. mm. x 12 righi per il formato in folio ma soprattutto quello di 196 mm. x 9 righi usato nel formato oblungo, sarebbero stati facilmente riconducibili alla cappella Elettorale di Bonn, quindi a Luchesi.  

Verso al fine del 1770 inizi del 1780 apparirà come nuovo prestanome delle sinfonie plausibilmente composte da L. anche Ignaz Pleyel.

Diversi testimoni, tutti provenienti dalla bottega di Christophe Torricella, oggi parte della collezione della Biblioteca Estense Universitaria, sembrano concretamente testimoniare questo passaggio che troverebbe conferma nella sinfonia in re magg. Ben P 124. 

Un testimone di detta sinfonia, presente in un archivio veneziano al momento non ancora individuato, riporta in grafia di copista la segnatura «Auchtore Luchesi».

 

[Continua]

ImmagineRosalba Carriera

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