Nel 1767, in dicembre, Haydn termina di scrivere l’autografo della sinfonia Hob. I:35 e sul frontespizio segna «Sinfonia. del giuseppe Haydn mpr den 1ten 10bris 767». La partitura della sinfonia, oggi custodita presso il museo Nazionale Ungherese di Budapest (H-Bn Ms. Mus I.33), rappresenta un caso emblematico di come gli autografi di Haydn siano spesso dei testimoni difficilmente spiegabili, la cui lezione è filologicamente sterile, ovvero, priva di tradizione: infatti, nessuno dei testimoni più precoci della sinfonia n° 35, manoscritto o a stampa, è tratto dall’autografo di Haydn.

Gli Autografi superstiti delle sinfonie di Haydn: documenti problematici.

Lo studio degli autografi delle sinfonie di Haydn pone i ricercatori davanti a parecchi problemi il primo dei quali riguarda la mancanza di moltissimi di essi. Oggi sono conosciuti 47 autografi (completi o parziali), delle 108 sinfonie considerate autentiche e, se delle prime 81 ne sono rimasti 26, dalla sinfonia 82 alla 104, solo quello della numero 88 risulta disperso. 

Lista degli autografi superstiti delle sinfonie di Joseph Haydn.

Tra il novero di quelli esistenti si deve però ricordare che:

  1. Gli autografi delle sinfonie Hob. I:93, 94 e 96-98, scritti a Londra su carta inglese, sono sicuramente dei documenti non all’origine delle 5 sinfonie, poiché da un antigrafo scomparso, esistente a Vienna alla fine degli anni ’80, furono copiati almeno i testimoni giunti nella collezione del  Kraft Ernst di Oettingen-Wallerstein.
  2. Gli autografi delle sinfonie Hob. I:54-57 sono tutti datati 1774, benché diversi testimoni nelle collezioni Oettingen-Wallerstein oggi all’Università di Augsburg, Biblioteca Estense Universitaria di Modena, Narodní Muzeum di Praga, Thurn und Taxis di Regensburg siano stati copiati nei primissimi anni ’70 (1771-74).
  3. L’autografo di Hob. I:50 non riporta i Clarini nel Adagio e Maestoso introduttivo, presente nei soli tre testimoni manoscritti del XVIII secolo esistenti nelle collezioni Oettingen-Wallerstein oggi all’Università di Augsburg, Biblioteca Estense Universitaria di Modena, e Thurn und Taxis di Regensburg
  4. L’autografo di Hob. I:22 è affetto da due errori compositivi (entrambi attinenti alla lunghezza eccessiva della battuta), di cui, uno riscontrato nei testimoni delle collezioni Oettingen-Wallerstein, Clam Gallas, Biblioteca Estense Universitaria di Modena, pertanto non corretto nemmeno nella prima esecuzione, l’altro presente solo nell’autografo di Haydn e mai replicato in nessun testimone.
  5. L’autografo di Hob. I:13 non riporta la parte di timpani, copiata da un antigrafo diverso dall’autografo nel testimone manoscritto presente nella collezione della Biblioteca Estense Universitaria di Modena.

La mancanza dei restanti autografi ha indotto i ricercatori a interrogarsi sulle ragioni e H. C. Robbins Landon sembra aver fornito la spiegazione apparentemente più convincente: nel 1768 e nel 1779 due incendi devastarono il castello degli Esterházy cosa che renderebbe logica anche l’assenza di molte copie manoscritte autentiche (scritte dal copista Joseph Elßler), dei lavori di Haydn. Scrive Robbins Landon:

«Il fatto che la maggior parte dei manoscritti siano stati trovati al di fuori delle collezioni degli Esterházy suggerisce che molti lavori che [Jospeh Elßler] deve aver copiato bruciarono in uno dei due incendi, 1768 e 1779, che sappiamo distrussero così tanti lavori del compositore; ed è significativo che i restanti lavori siano sia trii per Bariton, che il principe può aver custodito nella sua parte del palazzo e non con gli altri Musikalien, sia sinfonie composte dopo il 1779». 

La spiegazione di Robbins Landon, apparentemente logica, sembra invece del tutto ipotetica: se si accetta che i superstiti autografi delle sinfonie composte fino al 1779 siano solo quelli salvatisi dai terribili incendi del 1768 e 1779, sarebbe logico ritrovarli con tracce di bruciature, annerimenti, forse buchi nei fogli esterni (come personalmente constatato nel testimone di Hob. I:35 parte della collezione della Gesellshaft der Musikfrunde – A-GdM XIII 27012 – bruciato da una candela nella parte di Oboe Primo). Non presentano alcuna traccia di bruciature gli autografi di:

  1. Hob. I:7, 13, 22, 24 e 28, personalmente esaminati;
  2. Hob. I:50, esaminato in fotocopia da microfilm;
  3. Hob. I:31, 40, 49 e 56,  le cui fotografie sono presenti nel lavoro di Robbins Landon.
  4. quartetti Hob. III:25-31 (conosciuti come  Op. 17), personalmente esaminati;
  5. quartetti Hob. III:31-36 (Op. 20), personalmente esaminati;

Nemmeno le parti strumentali personalmente esaminate dei quartetti Hob. III:22 e 19 (Op. 9, l’autografo è scomparso), scritte in carta Lockenhaus IGW cervo e pertanto provenienti dagli archivi Esterházy, oggi custodite presso la Gesellshaft der Musikfreund (A-GdM IX 24973 e 24982), recano alcuna traccia di bruciatura, in analogia alle fotografie degli altri autografi, o delle parti strumentali autentiche sopravvissute.

Questi pochi esempi a campione portano tutti nella medesima direzione, ovvero, a rigettare l’ipotesi che la mancanza degli autografi delle sinfonie, o delle parti strumentali “autentiche”, siano dovute ai tremendi incendi del 1768 e del 1779. 

Se la mancanza di molti autografi non sembra avere un’apparente spiegazione quelli esistenti creano spesso altri problemi. Infatti, l’esame degli stessi dovrebbe logicamente dimostrare come questi siano gli originali, i documenti che, magari con gli errori normali commessi dai copisti professionisti autori delle copie, furono usati dagli amanuensi per trarre, dapprima le parti strumentali della prima esecuzione, poi le copie vendute; come sarà illustrato nel caso della sinfonia N° 35 questo non succede. 

L’edizione critica della sinfonia N°35.

La sinfonia 35 è descritta nell’edizione critica Joseph Haydn – Werke Reihe I Band 6 – curata da C.-G. Stellan Mörner, dedicata agli autografi delle degli anni 1767-1772. L’autografo, oggi presente presso la Biblioteca Nazionale Ungherese di Budapest, scritto in carta Lockenaus cervo IGW, è l’unico a riportare giorno e mese di composizione, laddove Haydn solitamente indicava solo l’anno. Della sinfonia n° 35 non esistono parti strumentali “autentiche”, ovvero scritte da quei copisti che ebbero accesso alle fonti di Haydn (in questo caso l’autografo). Della sinfonia N° 35 non esistono parti separate negli archivi collegati agli Esterházy o a Joseph Haydn. L’assenza di testimoni autentici ha obbligato J.H.W., nel preparare l’edizione critica,  a doverne utilizzarne due considerati “non autentici”, individuati in quelli provenienti dalla collezione Clam Gallas, oggi al Nardní Muzeum di Praga (CZ-Pnm XLII D. 70), e dalla collezione Elettorale di Colonia-Bonn, oggi alla Biblioteca Estense Universitaria di Modena (I-MOeu Mus. D.144). J.H.W. descrive i due testimoni come molto accurati, anche troppo accurati (etwas überbezeichnet), nonostante siano afflitti da varianti, da considerare errori se confrontati con la scrittura dell’autografo. Le varianti/errori, che affliggono anche gli altri testimoni precoci nonché le edizioni a stampa, sarebbero legate a uno scomparso antigrafo, un antico manoscritto usato per trarre altri testimoni. J.H.W. certifica l’esistenza di uno scomparso antigrafo che, contenendo degli errori, sarebbe ovviamente posteriore  all’autografo di Haydn, non originale e pertanto forse “piratato” in modo non perfetto. I due testimoni “non autentici” sono descritti nel modo seguente:

  • Il testimone della collezione Clam Gallas è definito copia viennese degli anni ’70, vergato in carta Lombarda descritta come: tre lune GB (con duplicati in carta AS e CGS).
    • La personale visione del testimone ha permesso di identificare le carte prodotte dalla ditta Giacomo Bertolazza di Toscolano (GB triennio fine 1767-fine 1769) Antonio Seguito di Toscolano, prodotta nella cartiera diretta dai Fratelli Avanzini (AS-A – triennio 1763-65) e Carlo Samuelli e Compagni (CCS – triennio 1767-69). Il testimone non risale agli anni ’70 ma è prudenzialmente databile tra la fine degli anni ’60 e i primissimi anni ’70, ovvero 1768-71. L’amanuense che lo scrive è quello identificato da Paul Bryan come Copyist no. 2, un copista viennese che con la stessa carta copia anche le sinfonie della collezione Clam Gallas Hob. I:26, 29, 40, 41,  49, 58 e Hob. II:G1.
  • Il testimone della collezione della Cappella Elettorale di Colonia-Bonn è definito copia viennese degli anni ’80, vergato in carta Italiana descritta come: tre lune A, piccolo ornamento AS.
    • La descrizione fornita d aJ.H.W. pare il tipico “gioco delle tre carte”. Infatti si tratta della stessa carta presente nel testimone proveniente dalla collezione Clam Gallas, quella prodotta dalla ditta Antonio Seguito di Toscolano nella cartiera diretta dai Fratelli Avanzini (AS-A – triennio 1763-65), associata a quella fabbricata dalla medesima ditta nella cartiera diretta da Urbano e figli Porri (AS-P triennio 1767-69). Ovviamente il testimone non risale agli anni ’80 ma è prudenzialmente databile, analogamente a quello della collezione Clam Gallas, 1768-71. Il testimone è frutto del lavoro di più amanuensi: il primo è quello identificato da Paul Bryan come Copyist no.3a, la cui grafia corrisponde a quella che A. Peter Brown descrive come Copyist N°3, membro della bottega del gruppo A; il secondo, pur non identificato da nessuno degli studiosi, appartiene sempre alla medesimo bottega. Il fascicolo di Basso, quello provvisto di frontespizio, ha subito la sostituzione del primo bifolio anticamente scritto in carta AS-P con uno in carta prodotta dalla ditta Vicenzo Vicario di Toscolano (W – prodotta nel triennio 1770-72). La sostituzione sembra pertanto collocarsi attorno al 1771 aspetto che suggerisce come i fascicoli strumentali possano essere stati copiati attorno al 1767-70, leggermente prima di quelli provenienti dalla collezione Calm Gallas. Si tratta comunque di due testimoni molto precoci che, facendo fede alla data dell’autografo potrebbero essere stati tratti anche l’anno successivo alla composizione della sinfonia.

Un testimone non considerato nell’edizione critica proviene dalla collezione Oettingen-Wallerstein, oggi alla biblioteca centrale dell’Università di Augsburg (D-HR III 4 1/2 fol. 681). Segnalato tra i manoscritti secondari è descritto sinteticamente come:

  • copia del 1780, vergata dal Copista Nr. 2 in carta Italiana, con duplicati degli archi locali scritti in carta prodotta nel sud della Germania da copisti locali.
    • “Il gioco delle tre carte” (sicuramente non voluto, probabilmente dettato dalla scarsa conoscenza della materia Carta e, forse, dall’aver ricevuto informazioni da fonti disomogenee), raggiunge purtroppo l’apoteosi: la carta usata è, infatti,  la medesima prodotta dalla ditta Antonio Seguito di Toscolano nella cartiera diretta dai Fratelli Avanzini (AS-A – triennio 1763-65). La datazione della copia è perciò totalmente errata e rettificabile in 1763-67. Poiché l’amanuense che la scrive è stato riconosciuto come Friedrich Pischelberger, famoso contrabbassista trasferitosi nel 1765 a Grosswardein, il testimone è sicuramente scritto prima del trasferimento, ed è perciò databile ante 1765.

La sinfonia conosciuta come Hob. I:35, nonostante la presenza di un autografo in grafia di Jospeh Haydn, segnato «Sinfonia. del giuseppe Haydn mpr den 1ten 10bris 767», era già stata composta prima del 1765.

L’esame del testimone proveniente dalla collezione Oettingen-Wallerstein non certifica solo la nascita della sinfonia prima della data di composizione indicata del presunto autore ma riserva altre succose sorprese. Benché privo di gran parte dei segni dinamici, presenti nei testimoni provenienti dalle collezioni Clam Gallas e Cappella Elettorale di Colonia-Bonn, il testimone Oettingen-Wallerstein, a un esame filologico, presenta delle interessantissime varianti, quelle descritte da J.H.W. come errori rispetto all’autografo. Tra le diverse riscontrate merita particolare attenzione la scrittura delle viole alle battute 148-152 del primo movimento. Nell’autografo esse sono all’unisono con i bassi mentre F. Pischelberger le copia un ottava sopra, all’unisono con violini primi e secondi. Pischelberger perciò copia il testimone da un antigrafo scomparso in cui le viole sono scritte in modo diverso da come Haydn le scriverà nel dicembre 1767.

battute 148-152 

La diversa scrittura delle viole alle battute 148-152, analogamente alla più parte degli “errori” individuati, è presente anche nei testimoni Oettingen-Wallerstein, collezione Elettorale di Colonia-Bonn, Clam Gallas, ma anche in quelli delle collezione Wallerstein del castello di Doksy, Thurn und Taxis di Regensburg e quello oggi custodito presso la Gesellschaft der Musikfreunde di Vienna, di provenienza ignota. Sono tutti testimoni, databili tra il 1767 e il 1772, che dimostrano come le varianti non si possano considerare errori dei diversi copisti (ogni copista sbaglierebbe sempre nello stesso punto), e nel contempo come possano provenire dal medesimo antigrafo scomparso (un discorso leggermente diverso riguarda i testimoni Clam Gallas e Gesellshaft der Musikfreunde). Nessuno di questi testimoni tramanda la tradizione dell’autografo ma tutti seguono la tradizione dello scomparso antigrafo. Inoltre, nel 1771, quando Venier stamperà la sinfonia N° 35 a Parigi, lo farà seguendo la lezione dello scomparso antigrafo, non quella dell’autografo di Haydn. 

La storia della sinfonia N° 35 sembra così riassumibile:

  1. Composta nel 1764 da autore a questo punto ignoto, fu copiata in anteprima, forse ancora prima di essere eseguita, per il principe Kraft Ernst di Oettingen-Wallerstein. 
  2. Completata con tutti i segni dinamici ed esecutivi la sinfonia fu suonata e dall’apocrifo furono tratti i testimoni provenienti dalle collezioni Elettorale di Colonia-Bonn e Clam Gallas.
  3. In data imprecisata, forse il 1 dicembre 1767, forse anche successivamente, Haydn venne in possesso dell’antigrafo originale o di un apografo e scrisse il suo autografo; interrogandosi sulla ragione di alcune scelte musicali, probabilmente avendo a disposizione un apografo e pensando a un errore del copista, corresse la musica in diversi punti scrivendo la Variante di Haydn della sinfonie N° 35.
  4. La variante di Haydn rimase chiusa nel cassetto del presunto compositore e non fu probabilmente mai eseguita nella cappella degli Esterházy, mentre la stesura originale della sinfonia continuò a essere copiata per i diversi acquirenti.
  5. Nel 1771 Venier stampò la sinfonia e, probabilmente all’oscuro dell’esistenza de La Variante di Haydn, tramandò anch’egli la lezione dello scomparso antigrafo.

É interessante notare come l’edizione Venier del 1771, intitolata IV sinfonie e Quartetti […] Dall Sig.or Giuseppe Hayden offrisse la sinfonia 35 assieme al quartetto spurio Hob. III:Eb4, alla sinfonia spuria Hob. I:B10, e al quartetto spurio Hob. III:A1. La sinfonia 35 sarebbe stata, molto probabilmente a torto, l’unica considerabile autentica dell’edizione. 

Quanto all’autografo di Haydn, sicuramente non all’origine della sinfonia pertanto “non autentico”, potrebbe essere stato scritto anche successivamente: infatti sarebbe il primo autografo vergato in carta, prodotta della cartiera Lockenhaus, del tipo IGW Cervo, quella che sostituì la precedente carta IGS cervo alla fine del 1767. Dopo aver scritto in carta IGW cervo l’autografo della sinfonia N° 35, nel 1768 Haydn scrisse quello di Hob. I:49; invece di continuare con la nuova carta IGW cervo, usò la carta vecchia IGS cervo, ancora evidentemente non esaurita. Benché a questo punto gli autografi delle sinfonie di Haydn debbano essere guardati tutti con sospetto, quello di Hob. I:35 potrebbe quindi essere stato scritto anche dopo il 1768, più precisamente tra il 1768 e il 1773, quando la carta IGW cervo si esaurì.

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